L’italiana Lotta Comunista: neutralità di fronte al massacro di Gaza e apologia dello Stato sionista terrorista
Pubblichiamo, condividendone contenuti e toni della polemica politica, l’articolo di caratterizzazione di una posizione profondamente sbagliata sulla questione palestinese, da parte di Lotta Comunista, che è comunque più o meno la stessa di una buona parte della cosiddetta “sinistra comunista” (intesa come corrente politica), e anche, con diverse sfumature, di qualche gruppo del “marxismo rivoluzionario” (sempre inteso come corrente politica dell’arcipelago comunista), scritto dai compagni argentini del Partido Obrero. Insieme a questi ultimi abbiamo partecipato lo scorso luglio al primo dibattito di confronto tra oltre venti organizzazioni classiste ed internazionaliste da tutto il mondo sulla guerra imperialista tenutosi a Milano. Posizioni incondivisibili allora sull’Ucraina e oggi sulla Palestina (a geometria variabile) mettono seriamente a rischio la continuazione di tale percorso per quanto ci riguarda.
di Guillermo Kane
Abbiamo ricevuto negli ultimi giorni l’edizione di novembre del periodico El Internacionalismo (il giornale edito da Lotta Comunista in spagnolo, n.d.t.) dell’organizzazione italiana Lotta Comunista. Ci siamo profondamente stupiti per il contenuto delle posizioni. Mentre la totalità della sinistra che conosciamo nel mondo, con differenti posizioni politiche, ha assunto se non la difesa della resistenza palestinese che per noi del Partido Obrero dovrebbe riguardare i rivoluzionari di tutto il mondo, almeno la politica di denuncia del massacro in corso a Gaza e la pretesa della fine dei bombardamenti, le posizioni espresse nelle lunghe analisi di questo giornale non solo chiedono di mantenere un’equidistanza tra Israele e Palestina, come se lì non esistesse una relazione tra oppressori e oppressi, ma fragorosamente ignorano i crimini di guerra che sta portando avanti lo Stato terrorista d’Israele, con il sostegno di Stati Uniti ed Europa occidentale.
L’analisi di Lotta Comunista parte dall’esistenza di un “terrorismo reazionario” che avrebbe realizzato il 7 ottobre un “massacro su larga scala” dalle caratteristiche “brutali”. Qualificano la mattanza scatenata da allora dall’ IDF (Forze di Difesa Israeliane, l’esercito, n.d.t.) dentro Gaza come “reazione” o “rappresaglia”, senza qualificare il massacro scatenato in maniera criminale da uno degli eserciti più armati del mondo su una popolazione civile. La descrizione del conflitto in questi termini ha precedenti, per quanto sappiamo, solo nei media più reazionari influenzati dal sionismo, quelli che organizzano la persecuzione contro le mobilitazioni di massa denuncianti il genocidio del popolo palestinese. La descrizione delle azioni del 7 ottobre parte dalla comparazione con quelle di Al Qaeda l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, come se abbattere le reti del ghetto di Gaza fosse identico ad un attacco su obiettivi civili punto e basta.
Le posizioni di Lotta Comunista si caratterizzano per la non esistenza di alcuna rivendicazione nazionale tra popoli oppressi nell’attuale tappa storica. Dichiara di riconoscere le posizioni di Marx e Lenin di sostegno alle rivendicazioni democratico-borghesi ma che esse riguardano un periodo che è precedente il post – secondo conflitto mondiale, semplicemente perché i Paesi hanno tutti al loro interno borghesia e proletariato. Di colpo ciò annullerebbe il fatto che esistono Paesi imperialisti e Paesi dominati. Una teoria completamente inutile a spiegare un XXI secolo profondamente contrassegnato dall’intervento imperialista in tutto il globo, come ha ammesso Biden all’ONU giorni fa, rivendicando l’intervento degli USA e della NATO in Ucraina e Israele allo scopo di lottare per un “nuovo ordine mondiale”. Trotsky ha fornito un ottimo strumento per lo studio della composizione di classe nei Paesi semicoloniali che è la teoria dello sviluppo ineguale e combinato, spiegando come in Paesi dell’Africa, dell’America Latina e in gran parte di quelli asiatici convivano relazioni sociali capitaliste moderne e condizioni di arretratezza sociale, economica, politica e soprattutto una presenza determinante del capitale imperialista di cui la borghesia locale è un socio di minoranza. Lotta Comunista ammette che il popolo palestinese, come quello curdo altri, avrebbe un problema di “insediamento”, ma che tale lotta potrebbe essere affrontata solo dopo la presa del potere da parte del proletariato.
Tutta una impalcatura teorica complicata (e arbitraria) al servizio di una giustificazione per negare la solidarietà a chi si batte contro 75 anni di pulizia etnica sistematica e la reclusione nel campo di concentramento più massivo della nostra epoca. I due articoli che dedicano al conflitto di Gaza nel giornale trattano ampiamente dell’incapacità della borghesia araba e del suo carattere reazionario, così come della sua strumentalizzazione da parte delle potenze imperialiste e dell’incapacità di unificare la regione secondo le proprie ideologie panislamiste. Ciò, che è certamente vero, tuttavia, viene trattato senza considerare in nessun passaggio il ruolo giocato dall’attuazione del progetto dello Stato di Israele nella regione come enclave armata diretta dell’imperialismo occidentale. E nemmeno il ruolo lì giocato dalle incursioni militari sistematiche dell’occidente (Iraq, Afghanistan, Siria). La parola sionista non esiste nel testo, come fa chi vuole cancellare il carattere specifico di Israele come Stato coloniale, finanziato da decenni dall’imperialismo occidentale come enclave altamente militarizzata nella regione.
Infine, come risultato di questa pseudo-neutralità argomentata mediante una terminologia apparentemente marxista, non si oppone NESSUNA parola d’ordine immediata al massacro del popolo palestinese. Né rispetto a cosa debba fare lo Stato italiano, né il movimento operaio italiano. Mentre, come in tutto il mondo, settori della classe operaia in italia si oppongono all’invio di armi e forniture all’esercito che sta compiendo un massacro e si scontrano con i propri governi che lo sostengono, Lotta Comunista non ricava nessun compito pratico dalla sua posizione. Non reclama la fine dei bombardamenti, il cessate il fuoco, la libertà dei prigionieri palestinesi, lo scambio degli ostaggi, il ritiro delle truppe israeliane da Gaza.
È chiaro che le organizzazioni islamiste e nazionaliste esprimono programmi reazionari. Tuttavia, in quanto direzioni che devono affrontare una reale oppressione del proprio popolo, anche se inconsistenti, con un programma e metodi difettosi, la lotta per un superamento di esse verso un orientamento rivoluzionario, potrà essere affrontata solo sulla base di un appoggio incondizionato e di una lotta internazionalista, spalla a spalla nella sfida contro i sionisti e gli imperialisti. Questo, che è chiaro ai militanti di sinistra di tutto il mondo, a gran parte della comunità ebraica inorridita per i crimini dello Stato terrorista d’Israele, a crescenti settori del movimento operaio che si muovono contro l’avanzata militarista, viene completamente ignorato da Lotta Comunista.
Il Partido Obrero ha incontrato quest’anno Lotta Comunista, una delle organizzazioni politiche di sinistra più numerose del suo Paese. Abbiamo partecipato alla conferenza di Milano a metà di quest’anno, per la quale è stata la forza principale del comitato organizzatore. Siamo stati in grado di constatare nella conferenza come le loro posizioni, pur essendo partiti dall’opposizione alla guerra in Ucraina come guerra imperialista, tuttavia non si siano tradotte nella politica di mobilitarsi contro la guerra e i governi che la portano avanti. Pur condividendo la critica della guerra, proponiamo una campagna di lotta, mobilitazione, disfattismo rivoluzionario. Una critica senza questa azione è solo pacifismo, volgare, piccolo borghese. Questa differenza politica, che noi segnalammo nel bilancio di quella conferenza, diventa ancora più marcata nel rifiuto di collocarsi nel campo di difesa del popolo palestinese, con 11mila uccisi a Gaza (ma al momento di questa pubblicazione sono già oltre 12mila, n.d.t.) in meno di 50 giorni. Il marxismo è una dottrina rivoluzionaria, di azione operaia contro i disastri e i massacri promossi dal capitalismo. Chi intende utilizzarlo per commentare e rimanere neutrale di fronte ai crimini di guerra, non mette in atto che una caricatura di marxismo.
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L’italiana Lotta Comunista: neutralità di fronte al massacro di Gaza e apologia dello Stato sionista terrorista
Pubblichiamo, condividendone contenuti e toni della polemica politica, l’articolo di caratterizzazione di una posizione profondamente sbagliata sulla questione palestinese, da parte di Lotta Comunista, che è comunque più o meno la stessa di una buona parte della cosiddetta “sinistra comunista” (intesa come corrente politica), e anche, con diverse sfumature, di qualche gruppo del “marxismo rivoluzionario” (sempre inteso come corrente politica dell’arcipelago comunista), scritto dai compagni argentini del Partido Obrero. Insieme a questi ultimi abbiamo partecipato lo scorso luglio al primo dibattito di confronto tra oltre venti organizzazioni classiste ed internazionaliste da tutto il mondo sulla guerra imperialista tenutosi a Milano. Posizioni incondivisibili allora sull’Ucraina e oggi sulla Palestina (a geometria variabile) mettono seriamente a rischio la continuazione di tale percorso per quanto ci riguarda.
di Guillermo Kane
Abbiamo ricevuto negli ultimi giorni l’edizione di novembre del periodico El Internacionalismo (il giornale edito da Lotta Comunista in spagnolo, n.d.t.) dell’organizzazione italiana Lotta Comunista. Ci siamo profondamente stupiti per il contenuto delle posizioni. Mentre la totalità della sinistra che conosciamo nel mondo, con differenti posizioni politiche, ha assunto se non la difesa della resistenza palestinese che per noi del Partido Obrero dovrebbe riguardare i rivoluzionari di tutto il mondo, almeno la politica di denuncia del massacro in corso a Gaza e la pretesa della fine dei bombardamenti, le posizioni espresse nelle lunghe analisi di questo giornale non solo chiedono di mantenere un’equidistanza tra Israele e Palestina, come se lì non esistesse una relazione tra oppressori e oppressi, ma fragorosamente ignorano i crimini di guerra che sta portando avanti lo Stato terrorista d’Israele, con il sostegno di Stati Uniti ed Europa occidentale.
L’analisi di Lotta Comunista parte dall’esistenza di un “terrorismo reazionario” che avrebbe realizzato il 7 ottobre un “massacro su larga scala” dalle caratteristiche “brutali”. Qualificano la mattanza scatenata da allora dall’ IDF (Forze di Difesa Israeliane, l’esercito, n.d.t.) dentro Gaza come “reazione” o “rappresaglia”, senza qualificare il massacro scatenato in maniera criminale da uno degli eserciti più armati del mondo su una popolazione civile. La descrizione del conflitto in questi termini ha precedenti, per quanto sappiamo, solo nei media più reazionari influenzati dal sionismo, quelli che organizzano la persecuzione contro le mobilitazioni di massa denuncianti il genocidio del popolo palestinese. La descrizione delle azioni del 7 ottobre parte dalla comparazione con quelle di Al Qaeda l’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, come se abbattere le reti del ghetto di Gaza fosse identico ad un attacco su obiettivi civili punto e basta.
Le posizioni di Lotta Comunista si caratterizzano per la non esistenza di alcuna rivendicazione nazionale tra popoli oppressi nell’attuale tappa storica. Dichiara di riconoscere le posizioni di Marx e Lenin di sostegno alle rivendicazioni democratico-borghesi ma che esse riguardano un periodo che è precedente il post – secondo conflitto mondiale, semplicemente perché i Paesi hanno tutti al loro interno borghesia e proletariato. Di colpo ciò annullerebbe il fatto che esistono Paesi imperialisti e Paesi dominati. Una teoria completamente inutile a spiegare un XXI secolo profondamente contrassegnato dall’intervento imperialista in tutto il globo, come ha ammesso Biden all’ONU giorni fa, rivendicando l’intervento degli USA e della NATO in Ucraina e Israele allo scopo di lottare per un “nuovo ordine mondiale”. Trotsky ha fornito un ottimo strumento per lo studio della composizione di classe nei Paesi semicoloniali che è la teoria dello sviluppo ineguale e combinato, spiegando come in Paesi dell’Africa, dell’America Latina e in gran parte di quelli asiatici convivano relazioni sociali capitaliste moderne e condizioni di arretratezza sociale, economica, politica e soprattutto una presenza determinante del capitale imperialista di cui la borghesia locale è un socio di minoranza. Lotta Comunista ammette che il popolo palestinese, come quello curdo altri, avrebbe un problema di “insediamento”, ma che tale lotta potrebbe essere affrontata solo dopo la presa del potere da parte del proletariato.
Tutta una impalcatura teorica complicata (e arbitraria) al servizio di una giustificazione per negare la solidarietà a chi si batte contro 75 anni di pulizia etnica sistematica e la reclusione nel campo di concentramento più massivo della nostra epoca. I due articoli che dedicano al conflitto di Gaza nel giornale trattano ampiamente dell’incapacità della borghesia araba e del suo carattere reazionario, così come della sua strumentalizzazione da parte delle potenze imperialiste e dell’incapacità di unificare la regione secondo le proprie ideologie panislamiste. Ciò, che è certamente vero, tuttavia, viene trattato senza considerare in nessun passaggio il ruolo giocato dall’attuazione del progetto dello Stato di Israele nella regione come enclave armata diretta dell’imperialismo occidentale. E nemmeno il ruolo lì giocato dalle incursioni militari sistematiche dell’occidente (Iraq, Afghanistan, Siria). La parola sionista non esiste nel testo, come fa chi vuole cancellare il carattere specifico di Israele come Stato coloniale, finanziato da decenni dall’imperialismo occidentale come enclave altamente militarizzata nella regione.
Infine, come risultato di questa pseudo-neutralità argomentata mediante una terminologia apparentemente marxista, non si oppone NESSUNA parola d’ordine immediata al massacro del popolo palestinese. Né rispetto a cosa debba fare lo Stato italiano, né il movimento operaio italiano. Mentre, come in tutto il mondo, settori della classe operaia in italia si oppongono all’invio di armi e forniture all’esercito che sta compiendo un massacro e si scontrano con i propri governi che lo sostengono, Lotta Comunista non ricava nessun compito pratico dalla sua posizione. Non reclama la fine dei bombardamenti, il cessate il fuoco, la libertà dei prigionieri palestinesi, lo scambio degli ostaggi, il ritiro delle truppe israeliane da Gaza.
È chiaro che le organizzazioni islamiste e nazionaliste esprimono programmi reazionari. Tuttavia, in quanto direzioni che devono affrontare una reale oppressione del proprio popolo, anche se inconsistenti, con un programma e metodi difettosi, la lotta per un superamento di esse verso un orientamento rivoluzionario, potrà essere affrontata solo sulla base di un appoggio incondizionato e di una lotta internazionalista, spalla a spalla nella sfida contro i sionisti e gli imperialisti. Questo, che è chiaro ai militanti di sinistra di tutto il mondo, a gran parte della comunità ebraica inorridita per i crimini dello Stato terrorista d’Israele, a crescenti settori del movimento operaio che si muovono contro l’avanzata militarista, viene completamente ignorato da Lotta Comunista.
Il Partido Obrero ha incontrato quest’anno Lotta Comunista, una delle organizzazioni politiche di sinistra più numerose del suo Paese. Abbiamo partecipato alla conferenza di Milano a metà di quest’anno, per la quale è stata la forza principale del comitato organizzatore. Siamo stati in grado di constatare nella conferenza come le loro posizioni, pur essendo partiti dall’opposizione alla guerra in Ucraina come guerra imperialista, tuttavia non si siano tradotte nella politica di mobilitarsi contro la guerra e i governi che la portano avanti. Pur condividendo la critica della guerra, proponiamo una campagna di lotta, mobilitazione, disfattismo rivoluzionario. Una critica senza questa azione è solo pacifismo, volgare, piccolo borghese. Questa differenza politica, che noi segnalammo nel bilancio di quella conferenza, diventa ancora più marcata nel rifiuto di collocarsi nel campo di difesa del popolo palestinese, con 11mila uccisi a Gaza (ma al momento di questa pubblicazione sono già oltre 12mila, n.d.t.) in meno di 50 giorni. Il marxismo è una dottrina rivoluzionaria, di azione operaia contro i disastri e i massacri promossi dal capitalismo. Chi intende utilizzarlo per commentare e rimanere neutrale di fronte ai crimini di guerra, non mette in atto che una caricatura di marxismo.
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