Il sionismo pedala… e uccide!

 

Abbiamo risposto positivamente all’appello palestinese per azioni di protesta contro il regime di apartheid israeliano, in occasione della competizione ciclistica “Giro d’Italia”. Lo abbiamo fatto partecipando all’iniziativa del movimento solidale con la causa palestinese durante la tappa napoletana della manifestazione sportiva.

L’Unione Ciclistica Internazionale, che ha impiegato pochissimo tempo per vietare la partecipazione alle gare ai team russi e bielorussi a causa del conflitto internazionale che si combatte in Ucraina, non ritiene di dover sanzionare in alcun modo gli aguzzini di Israele (ricordiamo che l’edizione 2018 del Giro d’ITALIA è addirittura partita da Gerusalemme-Haifa-Tel Aviv). Anzi, il team dello stato sionista, l’Israel-Premier Tech è ormai invitato d’ufficio a partecipare alle competizioni ciclistiche internazionali.

E ciò accade proprio a ridosso dell’anniversario (15 maggio) della Nakba, la “catastrofe” palestinese di un’espulsione forzata di quasi un milione di arabi dalle proprie terre e l’inizio dell’occupazione israeliana e di un massacro che dal 1948 continua ininterrottamente fino ai giorni nostri.

Solo in questi ultimi giorni tra l’altro sono ripartiti i bombardamenti su Gaza con più di venti morti (combattenti e civili, donne e bambini, soccorritori e medici), decine di feriti e abitazioni rase al suolo. È importante sottolineare che i miliziani vengono colpiti dall’aviazione sionista quando sono nelle proprie case, quindi insieme a loro muoiono tutti i familiari e non di rado vicini di casa. Del resto è prassi sionista radere al suolo le abitazioni delle famiglie dei resistenti palestinesi, quindi problemi di coscienza sul colpire chiunque abbia relazioni (anche solo di parentela) con i combattenti non ce ne sono mai stati.

Mentre a Gaza l’aviazione bombarda, in Cisgiordania i coloni avanzano con il loro corollario di violenze e soprusi, i militari li scortano, arrestano e sparano. L’Autorità Nazionale Palestinese, complice del sionismo nel “mantenimento dell’ordine” pubblico nella “West Bank”, non va oltre qualche timida dichiarazione.

Ancora peggiore è l’ipocrisia dell’UE, che annulla il ricevimento diplomatico che tiene annualmente a Tel Aviv per celebrare l’Europa unita (?) con la sola motivazione che sarebbe stato presente il ministro per la sicurezza nazionale, membro dell’estrema destra, Ben Gvir (su Netanyahu e tutti gli altri nessun problema evidentemente), e quella dell’ONU (tanto acclamata anche a sinistra), che puntualmente condanna i vili atti di guerra compiuti da Israele (anche in proprie risoluzioni) ma poi non ne riconosce la natura razzista e coloniale.

I palestinesi però non sono soli perché il movimento di solidarietà internazionale con la loro causa, unico vero loro alleato, e contro il progetto imperialista costituito dallo stato di Israele, continuerà nel proprio piccolo, ma con ferma volontà, a supportarli in ogni occasione… a partire da questa penosa sceneggiata al Giro d’Italia.

La redazione

 

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Il sionismo pedala… e uccide!

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Abbiamo risposto positivamente all’appello palestinese per azioni di protesta contro il regime di apartheid israeliano, in occasione della competizione ciclistica “Giro d’Italia”. Lo abbiamo fatto partecipando all’iniziativa del movimento solidale con la causa palestinese durante la tappa napoletana della manifestazione sportiva.

L’Unione Ciclistica Internazionale, che ha impiegato pochissimo tempo per vietare la partecipazione alle gare ai team russi e bielorussi a causa del conflitto internazionale che si combatte in Ucraina, non ritiene di dover sanzionare in alcun modo gli aguzzini di Israele (ricordiamo che l’edizione 2018 del Giro d’ITALIA è addirittura partita da Gerusalemme-Haifa-Tel Aviv). Anzi, il team dello stato sionista, l’Israel-Premier Tech è ormai invitato d’ufficio a partecipare alle competizioni ciclistiche internazionali.

E ciò accade proprio a ridosso dell’anniversario (15 maggio) della Nakba, la “catastrofe” palestinese di un’espulsione forzata di quasi un milione di arabi dalle proprie terre e l’inizio dell’occupazione israeliana e di un massacro che dal 1948 continua ininterrottamente fino ai giorni nostri.

Solo in questi ultimi giorni tra l’altro sono ripartiti i bombardamenti su Gaza con più di venti morti (combattenti e civili, donne e bambini, soccorritori e medici), decine di feriti e abitazioni rase al suolo. È importante sottolineare che i miliziani vengono colpiti dall’aviazione sionista quando sono nelle proprie case, quindi insieme a loro muoiono tutti i familiari e non di rado vicini di casa. Del resto è prassi sionista radere al suolo le abitazioni delle famiglie dei resistenti palestinesi, quindi problemi di coscienza sul colpire chiunque abbia relazioni (anche solo di parentela) con i combattenti non ce ne sono mai stati.

Mentre a Gaza l’aviazione bombarda, in Cisgiordania i coloni avanzano con il loro corollario di violenze e soprusi, i militari li scortano, arrestano e sparano. L’Autorità Nazionale Palestinese, complice del sionismo nel “mantenimento dell’ordine” pubblico nella “West Bank”, non va oltre qualche timida dichiarazione.

Ancora peggiore è l’ipocrisia dell’UE, che annulla il ricevimento diplomatico che tiene annualmente a Tel Aviv per celebrare l’Europa unita (?) con la sola motivazione che sarebbe stato presente il ministro per la sicurezza nazionale, membro dell’estrema destra, Ben Gvir (su Netanyahu e tutti gli altri nessun problema evidentemente), e quella dell’ONU (tanto acclamata anche a sinistra), che puntualmente condanna i vili atti di guerra compiuti da Israele (anche in proprie risoluzioni) ma poi non ne riconosce la natura razzista e coloniale.

I palestinesi però non sono soli perché il movimento di solidarietà internazionale con la loro causa, unico vero loro alleato, e contro il progetto imperialista costituito dallo stato di Israele, continuerà nel proprio piccolo, ma con ferma volontà, a supportarli in ogni occasione… a partire da questa penosa sceneggiata al Giro d’Italia.

La redazione

 

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