Compagne, compagni, lavoratrici e lavoratori!

Questo è “Occhio di Classe”, nuovo organo politico di informazione e lotta, riflessione ed elaborazione, agitazione e propaganda.

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Occhio di Classe

I compagni che si riuniscono attorno a questo collettivo rivendicano apertamente il metodo e gli insegnamenti fondamentali del marxismo rivoluzionario così come ci sono giunti dalle elaborazioni di Marx, Engels, Lenin, Trotsky, Luxemburg e dalle esperienze della lotta di classe internazionale del movimento operaio, e ne riaffermano la validità e la vigenza, pur nella consapevolezza della necessaria attualizzazione.

Nel solco di una crisi sistematica globale che interessa ogni settore della società, il profondo arretramento politico della coscienza di classe impone ai militanti rivoluzionari un impegno serio nella costruzione di un’organizzazione nazionale ed internazionale in grado di definire un’unità di intenti programmatici da perseguire fra i lavoratori e le lavoratrici nella prospettiva di avanzamento della lotta contro il capitale e le sue barbarie.

Il nostro progetto è il frutto di una discussione avviata nel marzo 2022 (al precipitare della guerra imperialista in terra d’Ucraina) da militanti marxisti rivoluzionari provenienti da esperienze diverse e che nel tempo si è arricchita di nuovi partecipanti. Il nostro confronto si è poi sviluppato nei mesi successivi allo scoppio del conflitto in Ucraina, un evento storico di portata globale che ha colto totalmente impreparato dal punto di vista organizzativo e molte volte anche da quello analitico, l’intero universo della sinistra e del sindacato mondiale.

Era già successo con la pandemia due anni prima, quando i padroni, i governi e le loro crisi hanno imposto una banalizzazione e una normalizzazione della tragedia vissuta dal proletariato. Una banalizzazione e una normalizzazione che sono state successivamente introiettate anche nelle analisi e negli interventi di buona parte delle organizzazioni sindacali e politiche della sinistra, la cui ambizione dovrebbe essere quella di rappresentare gli interessi della classe operaia.

Nel caso della guerra, un approccio superficiale ha portato tante di queste organizzazioni a ridurre la guerra in corso a un conflitto locale, isolandola dalle dinamiche di dominio del mondo che muovono le potenze capitaliste e senza sforzarsi di comprenderne le origini e di costruire una politica operaia indipendente: esse hanno finito perciò per schierarsi direttamente o indirettamente contro il proletariato internazionale e nel campo dell’imperialismo russo (considerato come l’imperialismo più “progressivo”) o in quello degli imperialismi occidentali (per effetto della sconsiderata politica di difesa di un supposto “diritto di autodeterminazione” dell’Ucraina sulla base della pretesa attualità della questione nazionale). In altri casi, vi è stato poi chi si è schierato al fianco di entrambi i fronti, come nel caso dei “pacifisti”, che spingono affinché l’ultima parola su questo conflitto spetti alla diplomazia per accontentare entrambe le parti in nome di una concezione astratta e idealistica di “pace”. Se la pace rappresenta da sempre una delle aspirazioni più nobili del proletariato mondiale, questo approccio nasconde, colpevolmente, la realtà di una pace mondiale oggi impossibile senza la distruzione dei blocchi imperialistici mondiali.

La guerra, così come la pandemia, la devastazione ambientale, la liberazione della donna, in generale la crisi del modo di produzione capitalista e della società che ne è alla base, sono stati e continuano ad essere un banco di prova per chiunque voglia cercare di partecipare alla creazione di un soggetto politico indipendente della classe operaia, che sappia intervenire politicamente nelle contraddizioni sempre più evidenti che la storia ci sta portando ad affrontare, a partire da quelle quotidiane come l’aumento di sfruttamento a cui siamo sottoposti nei nostri luoghi di lavoro per arrivare a quelle più grandi e catastrofiche come la guerra e la tendenza verso un conflitto sempre più generalizzato, inevitabile e distruttivo.

Evidenziare le dinamiche sociali che uniscono queste contraddizioni, ed intervenire in esse, è un punto di partenza necessario. Dalla guerra, infatti, il nostro confronto si è presto esteso ad altre tematiche fondamentali per una politica rivoluzionaria come il sindacato, la crisi economica del capitalismo, lo stato della lotta di classe, il movimento delle donne, il partito, l’Internazionale e il bilancio sulla sinistra, con lo sforzo costante di accrescere, aggiornare e condividere un punto di vista di classe e internazionalista nelle lotte, nei luoghi di studio e di lavoro e nei sindacati. Riteniamo che tale modalità di approccio alla realtà sia l’unica in grado di non banalizzare la tragica situazione attuale e su cui costruire una politica operaia indipendente: partendo dalle esigenze immediate delle classi lavoratrici ma con il fine di creare un modello sociale senza classi e senza sfruttamento, che possa convivere in maniera armoniosa con il progresso umano. Un modello sociale che non potrà che essere il frutto di una rivoluzione proletaria mondiale.

Esortiamo chiunque abbia voglia di confrontarsi con noi sulla base di questo metodo a contattarci.

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